Altro che voti alla persona, come alcuni si ostinano a credere. La ben polarizzata ripartizione delle preferenze di domenica scorsa, a tutto fa pensare tranne che a una convergenza su un nome dal chiaro appeal territoriale. A dominare il collegio uninominale Puglia 2 (che oltre a Bitonto, comprende Bitritto, Capurso, Modugno, Noicattaro, Sannicandro, Triggiano, Valenzano e alcuni quartieri periferici di Bari) è stata infatti Francesca Anna Ruggiero, pentastellata bitontina che alle amministrative di meno di un anno fa aveva raccolto appena 172 preferenze da parte dei suoi concittadini, che, per inciso, come ha già fatto notare Sabino Paparella su Bitontotv, hanno sostenuto Ruggiero meno risolutamente rispetto ai loro vicini.
No, queste politiche hanno rappresentato – come era tutto sommato prevedibile, se si assegna il dovuto credito a precisi segnali nazionali ed internazionali – un vero e proprio rovesciamento di frame, la definitiva rottura della cornice in cui certi leader, Renzi in testa e Berlusconi subito dietro, hanno cercato di “contenere” il Paese. I bitontini si sono uniti alla valanga gialla a cinque stelle che in tutto il Sud ha spazzato via ogni residuo di una sinistra già liquefatta e tutta da ricostruire e i fantasmi dell’ennesimo ritorno del “caimano”. Lo straripamento è infine avvenuto.
In questo radicale cambiamento di chiave, parlare di quanto il Pd abbia tenuto botta a Bitonto (piuttosto che a Potenza) o di come si siano destreggiati i capibastone locali, di destra e sinistra, significa togliere spazio ad un’unica, forse banale ma non meno effettiva, verità: che un meridionale su due ha rigettato il passato e il presente, affidandosi con grande trasporto a chi gli ha promesso di dargli il nuovo che cerca. È la certificazione finale del fallimento di una classe dirigente che in questi anni non è stata capace di fare un’analisi convinta e convincente dei veri problemi del Meridione, di parlare la lingua dell’agognato cambiamento, di accendere speranza alcuna. In tempi di sfiducia e scetticismo, più che alla persona, allora, i cittadini scelgono di affidarsi all’incarnazione di uno spirito, lo spirito del mutamento. I bitontini lo hanno già fatto scegliendo Abbaticchio nel 2012 (e ribadendolo con forza con la riconferma del 2017), lo rifanno ora, assieme a tutto il resto del Meridione, con il Movimento (e non con i singoli candidati, molti dei quali poco conosciuti nelle proprie città).
Siamo entrati in una nuova epoca in cui è inutile continuare a parlare – almeno quando si parla di dinamiche nazionali e non di opportunismi da amministrative – di Pd, Massimo Cassano o Casapound. I nuovi messia hanno sul petto un simbolo a cinque stelle e ci hanno promesso, come ha più volte ribadito il leader Di Maio, un salto felice nella Terza Repubblica. Quella, a suo dire (e si spera anche “a suo fare”) dei cittadini, un governo che verrà, se verrà, e che sarà – l’ha detto il candidato premier del M5S, riprendendo l’appello del presidente dei vescovi Gualtiero Bassetti – “al servizio della gente”.
Certo, il dato sulla dissoluzione della sinistra è importante, almeno per chiunque continui a riconoscere la rilevanza di alcuni temi che essa è riuscita, o meno, a portare avanti, diritti civili ed europeismo in primis. Ma per ora questa sinistra semplicemente non esiste, non c’è, ed è quindi inutile parlarne se non per cominciare a ricostruirla. La vera ed unica domanda legittima è: cosa si aspetta il Sud dal Movimento Cinque Stelle?
Qualcuno – non orde o eserciti come qualche giornalista superficiale e sensazionalista ha voluto far credere – ha già fatto intendere di avere particolarmente a cuore il superamento delle proprie difficoltà lavorative e, quindi, economiche. Attirando su di sé la derisione di gran parte dei media mainstream, come se ciò non fosse legittimo e meritevole di rispetto e di ripensamento delle proprie priorità, soprattutto in una regione come la Puglia dove dal primo dicembre 2017 ad oggi circa 20mila cittadini hanno fatto domanda per accedere alle principali misure di sostegno al reddito (Red-Reddito di dignità della Regione Puglia e Rei-Reddito di inclusione del Governo), con Bitonto che nel 2016 guidava la classifica delle città con più richieste, quasi 11 ogni 1000 abitanti.
Del resto anche il mito del grillino ignorante e fanatico della prima ora è crollato sotto i colpi dell’inconfutabile indagine post voto di Ipsos. Per il partito di Grillo e Di Maio hanno votato praticamente tutte le tipologie di elettore, tranne i pensionati (che hanno votato per i dem): maschi e femmine, giovani e uomini di mezza età, laureati e diplomati, dirigenti, imprenditori, insegnanti, dipendenti pubblici e privati, cattolici. Un voto trasversale che non può più essere sbrigativamente liquidato come voto di protesta, ma che nasce da una fisiologica richiesta di cambiamento. Non resta che vedere, allora, se chi ha ricevuto il maggior consenso per provare a farsi interprete di quel cambiamento riuscirà davvero a farlo.