Domenica al cinema con “Il filo nascosto”

L'ultimo capolavoro di Thomas Anderson in programmazione al Ciaky, al Galleria e all'Uci Cinemas Showville a Bari

Phantom Thread (tradotto per il mercato italiano con il titolo “Il filo nascosto”) è l’ultima prodigiosa creazione di Paul Thomas Anderson, film candidato a sei premi Oscar ma premiato dall’Academy soltanto con la statuetta per i migliori costumi.

Phantom Thread, che non a caso probabilmente, porta le stesse iniziali del nome del suo autore, avvolte nella schermata del titolo da un elegante ghirigoro che fa immediatamente pensare all’effetto decorativo d’un filato, inizia con la confessione di una giovane donna ad un uomo che soltanto in un secondo momento riusciremo ad identificare. Mentre le fiamme del camino crepitano in sottofondo, immersa nella luce arancione che si fa subito ombra, la presenza femminile rivela di aver concesso ogni frammento di se stessa a qualcuno di nome Reynolds, un uomo “estremamente esigente” che in cambio le avrebbe permesso di realizzare tutti i suoi sogni.

Il breve crescendo-diminuendo di pianoforte di House of Woodock, brano d’apertura della colonna sonora composta da Johnny Greenwood (alla quinta collaborazione con il regista), si mescola mirabilmente al crepitio e alla voce delicata di Vicky Krieps prima di defluire elegantemente in un meraviglioso arpeggio debussiano la cui esecuzione coincide rigorosamente con lo stacco sul profilo destro di Day-Lewis, intento a spennellarsi il viso di schiuma da barba, con quel rumore di setole e panna che all’orecchio provoca lo stesso piacere che la pelle prova a contatto con il colloide profumato.

Persino chi ammira da tempo il meticoloso perfezionismo delle composizioni cinematografiche di Anderson – il modo in cui fotografia, messa in quadro, scelte musicali o inerenti alla recitazione concorrono alla materializzazione dell’opera d’arte audiovisiva – non può provare altro che profonda ammirazione per una ricerca ed una elaborazione, formale e umana, che raggiunge un grado di coronamento così compiuto. La tumultuosa storia d’amore tra Reynolds Woodcock, immaginario sarto inglese che veste le donne dell’alta borghesia e dell’aristocrazia inglese degli anni Cinquanta con capi d’abbigliamento in cui profonde ogni minima particella del suo essere, e la risoluta cameriera che diventerà la sua musa e compagna è sì il ritratto magistralmente complesso e sofferto di una relazione tanto più complicata quanto totalizzante ed emblematica, una profonda riflessione sulla irriducibilità dei sentimenti umani, ma, al contempo, si configura anche come una meditazione autobiografica e metatestuale sulla fusione arte-vita.

C’è una corrispondenza segreta, sotterranea, nei modi in cui Reynolds e il suo creatore stanno al mondo, tra le loro squisite sensibilità, nel comune perseguimento di una perfezione che, come suggerisce l’etimologia stessa della parola, è di per sé compimento, traguardo ultimo, linea d’arrivo di un affannoso processo produttivo che coincide con l’esistenza stessa, in cui tutto il resto rischia di essere sacrificato. È questa smania, che si traduce in una assoluta immersione nel proprio lavoro, ai confini con l’isolamento, l’egotismo e la misantropia, che porta il sarto, e per transitività l’artista in generale, a svegliarsi all’alba con la necessità di immaginare, disegnare, cucire, confezionare. A diventare impenetrabile e scostante, a rinunciare all’amore, persino. Finché l’amore non arriva davvero, inatteso, irremovibile e perentorio, finanche violento, a scompaginare ogni programma, a scompigliare compostezza, smascherare meschinità, abbattere idola e simulacri. Ricorrendo ad un estremo filtro d’amore che lo spettatore può scoprire con la visione, Alma farà letteralmente crollare Reynolds fino a fargli travolgere la sua ultima creazione, prenderà il posto (del fantasma) della madre dopo averlo ridotto all’impotenza d’un bambino.

L’amore – sembra dirci Anderson con una delle immagini più belle del film, verso la fine – è abbracciarsi stretti in un ballo intimo e calmo, dopo essersi cercati tra la folla urlante, quando ogni resistenza è vinta, la sala svuotata, la festa finita.

Il filo nascosto è al Ciaky, Galleria e Uci Cinemas Showville.